Mio caro Marco,

Sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d’accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo di un uomo che s’inoltra negli anni ed è vicino a morire di un’idropisia del cuore. Diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il fiato, secondo le indicazioni di Ermogene, allarmato suo malgrado per la rapidità dei progressi del male, pronto ad attribuirne la colpa al giovane Giolla, che m’ha curato in sua assenza. È difficile rimanere imperatore in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana: l’occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue.

Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2005

1 commenti

  1. Anonimo // 5 febbraio 2008 alle ore 18:08  

    Che dire...il libro più bello che abbia mai letto, mi commuove ogni volta, ed ogni volta una scoperta, nei meandri sottili e dolorosi di quest'uomo, alle volte imperatore...
    La quotidianità degli affari di stato,l'amore,il dolore, la sofferenza del corpo durante l'addestramento in Gallia, il chiasso mattutino di una Roma che non lo fa dormire...un dipanarsi struggente,un capolavoro dell'anima.
    ___Ginevra Leontini